Irma testa

 

In quel cortile di fronte al Vesuvio in una tranquilla domenica di Pasqua, si sente un boato. Non è il Vulcano che ribolle, ma è  Irma Testa, “la figlia del Vulcano” che fa esplodere di gioia la sorella Lucia e le tante amiche che stanno seguendo la finale europea di Irma in Romania. E’ una caso del destino, o del sorteggio, ma guarda un po’ ad aprire il collegamento c’è proprio la finale che vede l’azzurra contro la beniamina di casa Cosma. Probabilmente gli organizzatori volevano iniziare bene. E lo hanno fatto nel segno dello spettacolo. Irma è concentrata, ascolta gli ultimi consigli di Renzini e Stecca ed al primo gong parte all’assalto del titolo europeo dei 57 kg. Non c’è il tempo per pensare, Irma deve subito agire. Il suo destro arriva subito a segno ora con jab, poi qualche gancio. Il sinistro è altro e protegge le eventuali svento della pugile rumena. Sembra quasi un avvertimento quello dell’atleta di Torre Annunziata, a dire, questo è un assaggio, tra poco parte il sinistro. Ed in due occasioni l’azione combinata è perfetta. La Cosma vorrebbe accorciare la distanza, ma il movimento di Irma è continuo il suo “svolazzare” è perfetto. Irma non fugge, sfugge ed evita l’azione della Rumena che tenta solo qualche abbraccio indesiderato, un tranello nel quale Irma non cade mai.  La seconda ripresa è un replay migliorato di Irma con la sua grande qualità che sul ring fa la differenza. Ci provano con effetti di fondo inserendo una marcia militare che rimbomba nel palazzetto ma non distrae una Irma Testa che vuole a tutti i costi questo titolo.  Il terzo round è ancora perfetto, questa volta entrano prepotenti anche i ganci di Irma, Qualche schiaffone della rumena sposta solo il caschetto ma non ferma il ragionamento della nostra atleta. Anzi sul finire del match arriva anche il conteggio per la rumena, che è il preludio al trionfo di Irma. C’è convinzione all’angolo azzurro, ma giocando in casa avversa, tutto potrebbe succedere. Ma un verdetto sfavorevole ad Irma ,sarebbe davvero uno scandalo. Sorride la pugile di Torre Annunziata in attesa del verdetto, guarda l’angolo, si sente più sicura ancora prima che l’arbitro le alza il braccio. La corsa ad abbracciare Renzini e Stecca non è una liberazione, ma è il cuore di chi sa di aver fatto in pieno il proprio dovere. Ora la figlia del vulcano riprende la sua marcia, lei la definisce una ripartenza, noi invece pensiamo che il suo cammino stia solo continuando.